LIBERAROMA

Roma capovolta: l’informazione dal basso…

Emergenza abitativa, il movimento occupa la sede dei comuni italiani

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di Daniele Nalbone

da Liberazione del 13 Febbraio 2009

L’emergenza abitativa non può essere più affrontata senza un vero intervento pubblico. Lo dicono i movimenti. Lo dice l’assessore alla Casa della Regione Lazio Mario Di Carlo. Per i primi non si può continuare con il consolidato metodo del “chiedere il permesso di costruire, attendere un mese e, in assenza di risposte negative, iniziare i lavori”. Per il secondo è impossibile porre un freno alle cartolarizzazioni da parte degli enti previdenziali e delle assicurazioni senza un deciso ingresso in scena del Parlamento.

Ieri mattina, a Roma, la rete dei Movimenti per il Diritto all’Abitare ha occupato la sede dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani «per far si che questi si sveglino e si pongano contro il Piano Casa del Governo che non prevede fondi pubblici per l’emergenza abitativa ma punta tutto sul capitale privato per realizzare alloggi in “social housing”». Una delegazione dei movimenti è stata ricevuta, in rappresentanza dell’Associazione, dal sindaco di Biella, Vittorio Barazzotto, che ha sottolineato come, sul tema casa, «i rapporti fra l’Anci e il Governo sono tutt’altro che idilliaci». Risultato della mobilitazione un incontro, fissato per il 25 febbraio, con il responsabile per le politiche abitative dell’Associazione, nonché assessore alla Casa del Comune di Torino, Roberto Tricarico: «per questo incontro sarebbe importante la presenza del Comune di Roma» afferma Paolo Di Vetta di AS.I.A. RdB «al quale chiediamo, anziché limitarsi solo a verificare i requisiti delle persone in graduatoria, di occuparsi seriamente delle politiche abitative magari comunicando quanti sono gli alloggi popolari disponibili». Action spiega come la mobilitazione di ieri è «solo il primo passo verso una grande conferenza dei cittadini sulle problematiche della Capitale che si terrà sabato 28 febbraio presso l’ex Fiera di Roma». Intanto si fa sempre più grave la situazione degli inquilini di via Pincherle dopo che Giacomazzi Immobiliare/Area Mestre ha rifiutato l’offerta di acquisto da parte della Regione Lazio per gli immobili non opzionati al momento della cartolarizzazione portata avanti da Fata Assicurazioni. «Le motivazioni a sostegno del rifiuto» denuncia AS.I.A. RdB «appaiono, però, solo parzialmente legate alla proposta economica avanzata dall’Ater per conto dell’assessore regionale alla Casa Mario Di Carlo»: Giacomazzi, infatti, afferma come dal 22 dicembre 2008, data dell’acquisto degli appartamenti invenduti da Fata Assicurazioni, abbia già «preso impegni contrattuali irrevocabili con terzi soggetti» per alcune unità immobiliari: in poche parole, mentre su un tavolo trattava con la Regione Lazio e l’Ater, su un altro vincolava a terzi acquirenti porzioni del blocco immobiliare appena acquistato. Non solo. Incredibilmente la proprietà afferma di non essere interessata a una vendita in blocco degli appartamenti. «Mi sento preso in giro» afferma stizzito Mario Di Carlo « e mi chiedo per quale motivo abbiano preso parte alla trattativa per la cessione in blocco delle unità immobiliari se non avevano, a monte, intenzione di vendere gli appartamenti in un’unica operazione». Ma a lasciare perplessi gli inquilini è, oggi, “il gioco delle cifre”. Giacomazzi dichiara infatti di aver rifiutato la cifra offerta dall’Ater in quanto «inferiore a quella pagata in sede di acquisto e stipula di atto notarile». La cifra offerta da Ater è, infatti, di poco superiore ai 16 milioni e mezzo di euro a cui va aggiunto il 10% a titolo di rimborso spese di acquisto per un totale di circa 18 milioni a fronte di un esborso, da parte dell’attuale proprietà, di circa 19 milioni. La cifra offerta, infatti, sarebbe da intendersi per le sole unità immobiliari, senza pertanto considerare i negozi e i magazzini. Eppure l’assessore Di Carlo ribadisce che «la cifra indicata ad Ater dalla Regione Lazio per rilevare l’invenduto è di circa 21 milioni, cioè l’intera cifra spesa da Giacomazzi maggiorata del 10%». In questo balletto a farla da padrone è comunque il privato che, in questo che Di Carlo definisce «un vero e proprio far west, non regolamentato e terra di conquista da parte degli speculatori» chiede la bellezza di 28 milioni di euro. Continua quindi il “massacro sociale” ai danni degli inquilini che da giorni sono in mobilitazione permanente con l’occupazione simbolica dell’ufficio vendite in via Pincherle 165 e che da dodici giorni sono in sciopero della fame. Ieri, finalmente, è sceso in campo nella battaglia al fianco degli inquilini il Comune di Roma: il Consiglio ha infatti approvato all’unanimità una mozione, presentata dai consiglieri Azuni, Alzetta, Marroni e Quadrana, che impegna il Sindaco e la Giunta a intervenire, in sinergia con il Prefetto e la Regione Lazio, per scongiurare la vendita sul libero mercato degli immobili di via Pincherle al fine di non aggravare ulteriormente l’emergenza abitativa a Roma.

2 Risposte

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  1. salve sono una donna invalida il 20 marzo avrò uno sfratto esecutivo questa volta definitivo,e non saprò dove andare..mi rivolgo a tutti coloro che possono darmi una mano.a trovare ofare una domanda per una alloggio popolare .attendo notizie

    tatiana

    febbraio 22, 2009 at 12:27 am

  2. tatiana, contattaci su liberaroma@live.it

    Liberaroma

    marzo 29, 2009 at 1:31 PM


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