LIBERAROMA

Roma capovolta: l’informazione dal basso…

Archive for settembre 2008

Dialogo surreale tra gli occupanti senza casa e l’assessore comunale alla Casa Alfredo Antoniozzi (liberamente tratto dall’intervista rilasciata a Libero il 20 settembre 2008)

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ASSESSORE: «Negli ultimi 15 anni a Roma non si è fatto nulla per affrontare il problema. Non si è programmata un’edilizia economica e sociale per rispondere alla necessità di nuovi alloggi a basso prezzo. Oggi ereditiamo una situazione al limite»

 

OCCUPANTE: Eh, non ce lo dica a noi che siamo costretti a occupare edifici vuoti per farne le nostre case. Siamo quelli “afflitti dall’affitto”, siamo il frutto della mancanza di case popolari, delle migliaia di sfratti che si consumano nella città e della vendita delle case degli enti. Di fronte a questa emergenza sociale lei non dovrebbe parlare di sgomberi ma, dopo mesi, dovrebbe cominciare a parlare di case, di come e dove costruirle e poi assegnarle.

 

ASSESSORE: «In passato le occupazioni sono state tollerate con il risultato di produrre una spirale negativa che spesso si è trasformata in una guerra tra poveri. Penso alle case popolari occupate da chi non ne ha diritto».

OCCUPANTE: No, mi scusi, non confondiamo. Noi non occupiamo mai case popolari destinate ad altri, semmai facciamo battaglie per ottenerne sempre di più perché non bastano mai.

 

ASSESSORE: «Non c’è spazio per eventuali sanatorie, gli occupanti del Regina Elena dovranno lasciare lo stabile».

OCCUPANTE: Eh no, mio caro Assessore. Noi lo stabile di cui parla lei non lo lasciamo. E neanche gli altri! L’ospedale era chiuso da anni e non ci sono i soldi e la volontà di ripararlo (pensate piuttosto a non chiudere quelli ancora funzionanti!!!!). Il Regina Elena è diventato la casa di 300 famiglie che non ce l’avevano e da li non ce ne andremo finché non ci darete le case!»

 

ASSESSORE: «Costruiremo 25mila nuovi alloggi entro la fine del mandato».

OCCUPANTE: Eh si, questo l’aveva detto anche il suo predecessore e anche il predecessore del predecessore! E se non avessimo occupato staremmo ancora sotto le stelle….ma, per curiosità, come vorrebbe fare questo miracolo?

 

ASSESSORE: «I proprietari delle aree che noi destineremo all’edilizia popolare o all’housing sociale le potranno cedere al Comune ricevendo, in cambio, percentuali di cubatura. Naturalmente dopo aver individuato il corretto modulo compensativo».

OCCUPANTE: Io non sono molto pratica ma lei sta dicendo che, dopo aver contestato il piano regolatore in campagna elettorale, vi preparate a scavalcarlo lasciano spazio a ulteriori abusi e cementificazioni selvagge. Già avevamo contestato il Piano regolatore di Veltroni, allo stesso modo contesteremo questa schifosa speculazione che continua a regalare concessioni e cubature edilizie ai soliti costruttori padroni della città. Voi dovete lavorare sulle aree di edilizia popolare già previste, sui piani di zona e soprattutto lavorare al recupero del patrimonio esistente lasciato largamente inutilizzato.

 

ASSESSORE: «Rispetteremo categoricamente le graduatorie».

OCCUPANTE: Ci mancherebbe! Le graduatorie riguardano però solo gli sfrattati mentre lei dovrebbe sapere che la precarietà abitativa di questa città è molto più ampia: ci sono giovani precari, ci sono gli immigrati con lavori da due spicci, ci sono le famiglie monoreddito e gli anziani con la pensione minima. Il social housing che dice lei va bene solo per chi potrebbe fare un mutuo ma non lo fa per questi interessi da sciacalli e ovviamente va benissimo ai costruttori che vendono altre case grazie ai soldi pubblici invece di abbassare semplicemente i prezzi.

 

ASSESSORE: «Gli strumenti a nostra disposizione sono quelli che sono ma risolveremo il problema delle occupazioni».

OCCUPANTE: Bene assessore, bene. Vedo che ci siamo capiti. Anche perché è delle nostre vite che stiamo parlando e non molliamo. Quello che vogliamo oggi è la garanzia di un diritto all’abitare per tutti. Cominciate con la riapertura delle assegnazioni popolari a Ponte di Nona che la nuova giunta tiene bloccate da mesi….

 

Coordinamento Cittadino lotta per la Casa + Comitato Obiettivo Casa
 

Questo “dialogo” è stato stampato e distribuito dai movimenti il giorno dell’occupazione dell’assessorato alla casa. La domanda che ci viene è: ma fra i due interlocutori, in un vero dialogo-dibattito, chi “vincerebbe”?

 

 

 

 

 

 

 

Li manda il San Giacomo: Roma paralizzata.

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Un momento del blocco sul Lungotevere - Foto Ylenia Sina

Un momento del blocco sul Lungotevere - Foto Ylenia Sina

Il corteo previsto per ieri pomeriggio all’Ara Pacis alle 14 contro la chiusura del San Giacomo si è trasformato in un fermo e deciso blocco stradale che ha paralizzato il lungotevere. Basta sit-in a piazza del Popolo con prestazioni sanitarie gratuite. Stop a concerti di musica classica in chiesa. Contro le decisioni che piovono dall’alto i pazienti, i cittadini e i lavoratori dell’ospedale hanno deciso di iniziare una “lotta dura”. «Ora giornali e televisioni dovranno per forza parlare di noi» si sfogano i membri del Comitato che indossano una maglietta con scritto “Mi manda l’ospedale San Giacomo”. Non saranno mandati da Rai Tre come chi ora decide delle loro vite e del destino del nosocomio romano ma hanno comunque forza da vendere. Ciò che lascia a desiderare è la presenza di politici municipali che stanno cercando di sfruttare la vicenda per essere fotografati dietro uno striscione mentre gridano “Marrazzo vattene a casa” e, parlando chissà perchè in prima persona: «andiamo! facciamoci sentire!» «lotta dura senza paura!» fino al meno politically correct «era bono pure sto cazzo a governà come Marrazzo». Tutto è lecito ormai in politica, anche sentire un consigliere comunale del PdL parlare al cellulare e dire «forza ragazzi mancate solo voi con le vostre bandiere» e subito dopo affermare fiero, da vero centurione romano, verso un suo “collega” che «ho chiamato Casa Pound, mi hanno detto che stanno arrivando con le loro bandiere» salvo poi affrettarsi a precisare, dietro specifica domanda, che «sono a conoscenza del fatto che Casa Pound è vicina ai lavoratori del San Giacomo ma non ho rapporti diretti con loro per poter dire se verranno al corteo». Fatto sta che di li a poco, senza vessilli e senza bandiere, volti noti dell’Occupazione a Scopo Abitativo dell’Esquilino hanno fatto capolino all’Ara Pacis. Il tutto in attesa dell’arrivo del sindaco Alemanno.

Intanto i lavoratori dell’ospedale e i pazienti riuscivano a non farsi strumentalizzare dalle promesse dei politici presenti. Intorno alle 16 il consigliere comunale Andrea Alzetta, che politico non è e si vede, sale sulla sua moto con un infermiere e si reca al Campidoglio: «voglio vedere se almeno con la seduta del Consiglio in corso Alemanno si degnerà di parlare a queste persone: l’assenza di Marrazzo è grave ma il silenzio di Alemanno, che pure ha incassato il voto del consiglio comunale contro la chiusura del San Giacomo, è assordante». Con il consigliere Alzetta e il delegato “mandato da San Giacomo” entriamo in Campidoglio e ne usciremo con l’impegno per i lavoratori che una delegazione dei lavoratori sarà ricevuta dal Sindaco.

Tornati al blocco stradale le centinaia di persone presenti, alla notizia della montagna che attende Maometto rispondono con un fragoroso «NO! Se Alemanno vuole parlarci deve essere lui a muoversi e venire qui o al San Giacomo». Dopo varie trattative il Sindaco accetterà l’incontro presso la Sala di Malta dell’ospedale ma solo dopo che il blocco stradale sarà stato tolto. Il che accadrà solo verso le 18.30.

L’arrivo di Alemanno presso il San Giacomo avviene in pompa magna: auto blu, scorte, carabinieri, digos e….camerati di Casa Pound. Ma una cosa balza subito all’occhio dei più attenti all’ingresso del Sindaco nell’antica aula per le autopsie e lo studio sui cadaveri: in alto, nell’ultima fila di banchi, a “vigilare” sul San Giacomo c’è uno striscione dei Blocchi Precari Metropolitani che recita «Liber@ di Resistere per affermare i diritti». Sarà forse per questo che Alemanno si è affrettato ad assicurare che «non concederò alcun cambio di destinazione d’uso per i San Giacomo» , il che significa che questo non sarà mai venduto ai privati, salvo poi precisare «almeno finché la situazione non si sarà chiarita».

Il Sindaco ha spiegato, poi, che a breve partirà una commissione ad hoc presieduta dal dott.Fernando Aiuti, ieri acclamatissimo dal personale medico e paramedico dell’ospedale, e che «da oggi il comune scende in campo – espressione che farà la gioia di “qualcuno”- Chiederemo infatti al Presidente della Regione Lazio di farci avere in breve tempo il piano sanitario della città di Roma che prevede la ristrutturazione della rete ospedaliera».

Oggi invece, mentre da Roma il Sindaco incassava l’appoggio di Teodoro Buontempo de “La Destra”, da Viareggio, dove si trovava per inaugurare il primo Festival della Salute, arrivava lo stop del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, per il quale «chiudere gli ospedali San Giacomo e Forlanini di Roma e strutture sanitarie simili, è giusto. E’ inutile fare discorsi demagogici. L’unica strada da seguire per migliorare l’efficienza del Ssn è questa». Piena fducia del governo, quindi, al governatore e commissario ad acta del Lazio, Piero Marrazzo: «non possiamo fare sconti a nessuno. E’ necessario applicare rigorosamente i percorsi di rientro dal deficit. Anche se sarà un percorso aspro e disagevole». Peccato che nessuno si è degnato di tracciarlo per chi queste decisioni le subirà sulla propria pelle…

Daniele Nalbone

Diritto all’abitare: mentre continua il “censimento dal basso” quattrocento famiglie occupano l’assessorato alla casa

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Dal quartiere spiegano che «era disabitato da più di dieci anni» l’edificio in Via dei Castani 44 occupato ieri mattina dai Blocchi Precari Metropolitani. L’azione “simbolica” per chiedere l’apertura di un tavolo di trattativa con il Municipio VII e con i proprietari dell’immobile è volta a rilanciare la campagna di censimento dal basso per il recupero degli alloggi inutilizzati (270mila) in preparazione allo sciopero generale contro la precarietà e per il diritto al reddito e alla casa del 17 Ottobre. «Siamo lavoratori, precari, studenti, disoccupati che hanno deciso di non farsi prendere per il collo da un affitto impossibile: un posto letto arriva fino a 400 euro anche a Centocelle, una zona considerata una volta popolare e quindi più accessibile. Le speculazioni edilizie hanno moltiplicato il costo di una casa».«Questo scenario drammatico è il frutto delle politiche urbanistiche delle giunte Rutelli e Veltroni, subalterne agli interessi della rendita immobiliare», affermano Unders/Blocchi Precari- AS.I.A.Rdb, «scelte confermate dal neo sindaco Alemanno che, messa da parte la demagogia elettorale, si è subito allineato agli interessi dei privati e della speculazione». A Roma, a fronte di una richiesta di oltre 30mila alloggi, l’edilizia residenziale pubblica soddisfa solo il 4% degli aventi diritto, «l’aumento degli affitti sta provocando un’ondata di sfratti per morosità e dal 15 di Ottobre – data in cui è prevista la scadenza della sospensione degli sfratti – anche le categorie cosiddette protette saranno a rischio». Gli occupanti hanno incontrato il presidente del municipio VII, Roberto Mastrantoni, successivamente giunto in via dei Castani, che ha promesso di appoggiare le loro richieste e di inserire l’edificio nel tavolo di trattativa aperto dal prefetto Mosca sul censimento degli immobili vuoti.

Contemporaneamente circa 400 famiglie del Coordinamento cittadino lotta per la casa e del Comitato Obbiettivo Casa hanno occupato l’assessorato alle politiche della casa contro la mancata consegna di 246 alloggi popolari già assegnati nel quartiere di Ponte di Nona. «Ci opponiamo, inoltre, all’intenzione manifestata da Antoniozzi di rimuovere l’occupazione dell’ex-ospedale Regina Elena» sostengono i movimenti «simbolo di una volontà politica di sgomberare senza risolvere il problema». In tarda mattinata i rappresentanti delle famiglie hanno presentato le proprie richieste al direttore dell’Ufficio interdipartimentale Casa del Comune Raffaele Marra e al Vice Capogabinetto Tommaso Profeta che hanno strumentalmente assicurato la loro disponibilità ad inviare una lettera all’Ater per sbloccare entro lunedì l’assegnazione degli alloggi a Ponte di Nona e fissato un tavolo di trattative con i movimenti per il 2 Ottobre. «Aspettiamo questa data che dovrebbe definire nuove assegnazioni» dichiara il consigliere comunale Andrea Alzetta presente all’incontro, che ribadisce come «non accetteremo inerti lo sgombero del Regina Elena senza l’assicurazione di una politica abitativa che soddisfi le richieste dei nuclei familiari che vi abitano». Nella giornata di mobilitazione per il diritto alla casa di ieri i movimenti hanno sbloccato una situazione in fase di stallo dall’11 Aprile.

Per l’ennesima volta i movimenti hanno dimostrato di agire nell’interesse di tutta la Città, anche di quella parte che vuole criminalizzarli: «con questa occupazione – spiegano dal Coordinamento – abbiamo infatti permesso a duecento famiglie romane di poter finalmente entrare nelle abitazioni che spettano loro visto che sono solo 40 i nuclei familiari presenti nelle nostre liste che beneficeranno di questa decisione».

Ylenia Sina


Marrazzo (con una lettera su Liberazione, risponde): “sulla chiusura del San Giacomo troppe insinuazioni e voci false”

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Sulla decisione presa dalla Regione di chiudere il S. Giacomo girano leggende metropolitane, molto opportunismo e tanta disinformazione. Come presidente della Regione, sono sensibile a tutte le preoccupazioni che arrivano dai cittadini e dai lavoratori, ai quali non mi stancherò mai di dare risposte e con i quali, naturalmente, il confronto rimarrà sempre aperto. Non sono invece sensibile a chi, deliberatamente, mette in giro insinuazioni e voci false, come quella secondo cui tutta l’operazione nascerebbe da un accordo sottobanco con qualche grande costruttore. Si tratta, come è evidente, di pure falsità. Ogni decisione che riguarda il sistema sanitario del Lazio è stata e sarà presa nell’interesse delle cittadine e dei cittadini della Regione e con la massima trasparenza.
Vorrei quindi illustrare in estrema sintesi i principi che ispirano le nostre decisioni. Sbaglia, e di molto, chi pensa che oggi siamo ostaggio del governo Berlusconi o che siamo guidati unicamente dalla fredda esigenza di ripianare i bilanci. I 10 miliardi di debiti lasciati dalla destra degli sprechi e degli scandali non saranno mai un alibi per me. Ho sempre pensato che la situazione di profonda sofferenza dei bilanci potesse essere una grande occasione per cambiare in meglio la sanità del Lazio. Aggredendo gli sprechi, gli squilibri e i vari potentati. Come governo di centrosinistra siamo fautori di una sanità universalista, accessibile a tutti. Questo significa che dobbiamo occuparci di ogni cittadino del Lazio: di quelli del centro di Roma, certo, ma anche e soprattutto di quelli delle periferie della Capitale e di tutte quelle zone nelle nostre province che oggi hanno meno accesso alle cure. Redistribuire l’offerta sanitaria sul territorio significa fare delle scelte precise: significa agire dove l’offerta è maggiore, come nel centro di Roma, e portare strutture e personale là dove i cittadini ne hanno davvero più bisogno, come nella zona dei Castelli o del Golfo di Gaeta, dove è già stata finanziata la costruzione di nuove strutture ospedaliere. Se nel centro di Roma c’è una densità di ben 6 grandi ospedali, come non avviene in alcun’altra capitale europea, dobbiamo intervenire. Se non lo facessimo solo perchè qualche giornalista abita nei pressi dell’ospedale o perchè qualche medico ha paura di andare a prestare i propri servizi in zone meno rinomate e di periferia, tradiremmo il nostro mandato.
Solo chi non vuole vedere la realtà dei fatti può sostenere che la ristrutturazione della sanità del Lazio sarà fatta sulla pelle dei pazienti. Non uno dei malati del S. Giacomo sarà lasciato solo. La Asl RmA ha messo a punto con la Regione e con le parti sociali un programma serio per assicurare a tutti cure e continuità assistenziale. Non ci muoviamo a fari spenti, ma con programmi dettagliati che riguardano tutti i pazienti, compresi quelli in dialisi per i quali abbiamo già individuato le soluzioni più opportune. Il 15 novembre verrà inoltre inaugurato in tempi record il poliambulatorio di via Canova, che darà risposte a tutte le urgenze sanitarie della zona del Tridente.
Io dico che una sinistra moderna deve misurasi con la realtà e individuare risposte avanzate, avendo come bussola il giusto equilibrio tra bisogni dei cittadini, solidarietà e bilanci. Credo ancora che il compito di un governo di centrosinistra sia quello di cambiare in meglio. La conservazione è il tratto distintivo della destra, che infatti qui nel Lazio, per proteggere tutti gli interessi di un sistema viziato, ha scelto di non fare quelle riforme che occorrevano da molti anni. La riorganizzazione del sistema sanitario regionale si ispira a un metodo virtuoso che è stato già sperimentato da molti anni in Regioni storicamente di sinistra, come l’Emilia Romagna e la Toscana. Noi seguiamo quella strada. Mentre è proprio la destra che, anche in Campidoglio, sta combattendo una battaglia contro una riconversione necessaria e funzionale ai bisogni dei cittadini.
La verità è che, anche nella sanità, capita che tutti si rendano conto della necessità di procedere a riforme improcrastinabili. Ma non appena un singolo provvedimento va a toccare un interesse particolare si levano gli scudi. Così succede per paradosso che, mentre da una parte ci si accusa di colpire solo il pubblico, i rappresentanti dell’ospedalità privata – quelli che secondo alcuni protagonisti delle barricate al S. Giacomo non sarebbero toccati dalle riforme della Regione – annunciano ricorsi e battaglie per provvedimenti che prevedono la riconversione di ben 21 strutture private. A tutti dico che noi abbiamo la ferma intenzione di andare avanti: ascoltando ogni voce e cercando dare risposte adeguate a ogni esigenza. Ma certo senza fermarci di fronte ai poteri forti e a chi vuole difendere privilegi e rendite di posizione. E soprattutto non metteremo mai in pericolo, in alcun modo, il diritto alla cura di ogni singolo cittadino del Lazio.

Piero Marrazzo

da Liberazione del 25-09-2008