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SANITA’ LAZIO: RDB-CUB SEGNALA IRREGOLARITA’ NELLA SICUREZZA SUL LAVORO ALL’AZIENDA S. GIOVANNI ADDOLORATA E DELEGATO SUBISCE PROCEDIMENTO DISCIPLINARE

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La RdB/CUB dell’Azienda Ospedaliera S. Giovanni-Addolorata ha segnalato possibili irregolarità dei sistemi di misurazione e controllo della esposizione alle radiazioni ionizzanti, che potrebbero avere ripercussioni sia sulla salute dei lavoratori che dei pazienti dei servizi di radiodiagnostica. Per tutta risposta l’Azienda, senza offrire ulteriori informazioni, ha mosso una contestazione disciplinare nei confronti di un delegato sindacale, presumendo che con tale iniziativa abbia: “formulato in qualità di delegato sindacale un giudizio in merito alla validità dell’operato di un dirigente”. Leggi il seguito di questo post »

Written by Redazione

dicembre 19, 2008 at 3:30 PM

Marrazzo: «con la chiusura del S.Giacomo ora sanità europea nel centro storico». Ma oggi ancora in piazza il Comitato Salviamo il San Giacomo.

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Ingresso del S.Giacomo - Foto Ylenia Sina

Ingresso del S.Giacomo - Foto Ylenia Sina

di Daniele Nalbone

«Con la riorganizzazione della sanità non abbiamo sprechi e miglioriamo la Sanità del territorio. Finalmente anche Roma andrà di pari passo con altre grandi città straniere». Questo il commento del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, commissario ad interim della sanità, durante la presentazione dell’accordo tra Regione e sindacati sul personale dell’ospedale S.Giacomo. «Tra il 2000 e il 2003 Parigi ha riconvertito tre ospedali nel suo centro storico. Londra ha iniziato nel 2007 un programma per la riduzione degli ospedali storici a favore d 150 poliambulatori. Casi simili si sono verificati a Madrid e New York».

L’accordo Regione-sindacati prevede, come ci aveva anticipato il vicepresidente Esterino Montino, che 400 dipendenti dell’ospedale saranno trasferiti in altre aziende dell’Asl RmA mentre 300 saranno messi in mobilità e andranno a servire altre strutture della città. Leggi il seguito di questo post »

Ecco l’intervista esclusiva (integrale) che ci ha rilasciato il Vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino dopo l’incontro di martedì con la delegazione del’ospedale San Giacomo

Il corteo fuori la Regione del Comitato Salviamo il San Giacomo - foto Ylenia Sina

Il corteo fuori la Regione del Comitato Salviamo il San Giacomo - foto Ylenia Sina

di Daniele Nalbone

Vicepresidente, quali sono i motivi che hanno portato la Regione Lazio a decidere di chiudere l’ospedale San Giacomo?

« La decisione è frutto di una valutazione tecnica e scientifica improntata sul rapporto posti letto per cittadino. Noi stiamo operando per ridurlo e rientrare così nei parametri nazionali che sono di 3,5 per 1000 abitanti mentre il centro di Roma ha un rapporto di 4,7 per mille persone mentre ci sono zone della città, come quella nord-est, in cui non vi sono presidi territoriali: a tal fine potenzieremo il S.Andrea e il Pertini. Basti pensare, inoltre, che le altre province del Lazio sono tutte abbondantemente sotto il 3 per mille. Sono questi i motivi che porteranno alla chiusura del San Giacomo il 31 ottobre. E’ evidente come questa sia un’impostazione di tipo economico e non sociale, noi gli ospedali vorremmo aprirli e non chiuderli, ma questa è il contesto in cui ci troviamo a operare e queste situazioni vanno affrontate di petto e non con mezze misure. E’ doveroso precisare, però, come questa scelta, che attraversa tutte le istituzioni, dal governo alla regione, è all’ordine del giorno dal 2006 e non, come si legge erroneamente sugli organi di stampa, da qualche mese. Riconosco che avremmo dovuto compiere un percorso partecipativo e condiviso ma, purtroppo, non ce n’è stato modo.La decisione è inserita in un piano per riequilibrare il rapporto fra Roma e la Regione e fra il centro di Roma e la periferia senza per questo abbassare il livello qualitativo». Leggi il seguito di questo post »

Marrazzo (con una lettera su Liberazione, risponde): “sulla chiusura del San Giacomo troppe insinuazioni e voci false”

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Sulla decisione presa dalla Regione di chiudere il S. Giacomo girano leggende metropolitane, molto opportunismo e tanta disinformazione. Come presidente della Regione, sono sensibile a tutte le preoccupazioni che arrivano dai cittadini e dai lavoratori, ai quali non mi stancherò mai di dare risposte e con i quali, naturalmente, il confronto rimarrà sempre aperto. Non sono invece sensibile a chi, deliberatamente, mette in giro insinuazioni e voci false, come quella secondo cui tutta l’operazione nascerebbe da un accordo sottobanco con qualche grande costruttore. Si tratta, come è evidente, di pure falsità. Ogni decisione che riguarda il sistema sanitario del Lazio è stata e sarà presa nell’interesse delle cittadine e dei cittadini della Regione e con la massima trasparenza.
Vorrei quindi illustrare in estrema sintesi i principi che ispirano le nostre decisioni. Sbaglia, e di molto, chi pensa che oggi siamo ostaggio del governo Berlusconi o che siamo guidati unicamente dalla fredda esigenza di ripianare i bilanci. I 10 miliardi di debiti lasciati dalla destra degli sprechi e degli scandali non saranno mai un alibi per me. Ho sempre pensato che la situazione di profonda sofferenza dei bilanci potesse essere una grande occasione per cambiare in meglio la sanità del Lazio. Aggredendo gli sprechi, gli squilibri e i vari potentati. Come governo di centrosinistra siamo fautori di una sanità universalista, accessibile a tutti. Questo significa che dobbiamo occuparci di ogni cittadino del Lazio: di quelli del centro di Roma, certo, ma anche e soprattutto di quelli delle periferie della Capitale e di tutte quelle zone nelle nostre province che oggi hanno meno accesso alle cure. Redistribuire l’offerta sanitaria sul territorio significa fare delle scelte precise: significa agire dove l’offerta è maggiore, come nel centro di Roma, e portare strutture e personale là dove i cittadini ne hanno davvero più bisogno, come nella zona dei Castelli o del Golfo di Gaeta, dove è già stata finanziata la costruzione di nuove strutture ospedaliere. Se nel centro di Roma c’è una densità di ben 6 grandi ospedali, come non avviene in alcun’altra capitale europea, dobbiamo intervenire. Se non lo facessimo solo perchè qualche giornalista abita nei pressi dell’ospedale o perchè qualche medico ha paura di andare a prestare i propri servizi in zone meno rinomate e di periferia, tradiremmo il nostro mandato.
Solo chi non vuole vedere la realtà dei fatti può sostenere che la ristrutturazione della sanità del Lazio sarà fatta sulla pelle dei pazienti. Non uno dei malati del S. Giacomo sarà lasciato solo. La Asl RmA ha messo a punto con la Regione e con le parti sociali un programma serio per assicurare a tutti cure e continuità assistenziale. Non ci muoviamo a fari spenti, ma con programmi dettagliati che riguardano tutti i pazienti, compresi quelli in dialisi per i quali abbiamo già individuato le soluzioni più opportune. Il 15 novembre verrà inoltre inaugurato in tempi record il poliambulatorio di via Canova, che darà risposte a tutte le urgenze sanitarie della zona del Tridente.
Io dico che una sinistra moderna deve misurasi con la realtà e individuare risposte avanzate, avendo come bussola il giusto equilibrio tra bisogni dei cittadini, solidarietà e bilanci. Credo ancora che il compito di un governo di centrosinistra sia quello di cambiare in meglio. La conservazione è il tratto distintivo della destra, che infatti qui nel Lazio, per proteggere tutti gli interessi di un sistema viziato, ha scelto di non fare quelle riforme che occorrevano da molti anni. La riorganizzazione del sistema sanitario regionale si ispira a un metodo virtuoso che è stato già sperimentato da molti anni in Regioni storicamente di sinistra, come l’Emilia Romagna e la Toscana. Noi seguiamo quella strada. Mentre è proprio la destra che, anche in Campidoglio, sta combattendo una battaglia contro una riconversione necessaria e funzionale ai bisogni dei cittadini.
La verità è che, anche nella sanità, capita che tutti si rendano conto della necessità di procedere a riforme improcrastinabili. Ma non appena un singolo provvedimento va a toccare un interesse particolare si levano gli scudi. Così succede per paradosso che, mentre da una parte ci si accusa di colpire solo il pubblico, i rappresentanti dell’ospedalità privata – quelli che secondo alcuni protagonisti delle barricate al S. Giacomo non sarebbero toccati dalle riforme della Regione – annunciano ricorsi e battaglie per provvedimenti che prevedono la riconversione di ben 21 strutture private. A tutti dico che noi abbiamo la ferma intenzione di andare avanti: ascoltando ogni voce e cercando dare risposte adeguate a ogni esigenza. Ma certo senza fermarci di fronte ai poteri forti e a chi vuole difendere privilegi e rendite di posizione. E soprattutto non metteremo mai in pericolo, in alcun modo, il diritto alla cura di ogni singolo cittadino del Lazio.

Piero Marrazzo

da Liberazione del 25-09-2008