LIBERAROMA

Roma capovolta: l’informazione dal basso…

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roma, alloggi popolari in mano ai truffatori

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da Liberazione del 14 gennaio 2009

di Daniele Nalbone

Che Roma fosse la capitale dell’emergenza abitativa era noto. Lo testimoniano i dati del Ministero dell’Interno: nei primi sei mesi del 2008 sono stati ben 4.452 i provvedimenti di sfratto (il 17% del dato nazionale) di cui 2.768 per morosità (il 27%). Ma il vero record riguarda le richieste di esecuzione delle ordinanze: 19.419. Oltre il 30% del totale in tutta Italia.
Quello che forse è meno chiaro perché non oggetto di rilevazioni ufficiali è come Roma sia una città in mano agli speculatori immobiliari, come dimostra la vicenda di un intero stabile nella zona sud della città, in XI Municipio.
Luglio 2008. La Fata Assicurazioni, del gruppo Generali, decide di vendere l’intero patrimonio immobiliare in via Pincherle 153/169. In pochi giorni le famiglie che possono acquistare si inventano una soluzione per poter diventare proprietari degli immobili in cui vivono in alcuni casi anche da quaranta anni. Chi non riesce a trovare i soldi necessari per entrare nel magico mondo della proprietà immobiliare si organizza in un comitato e chiede all’amministrazione pubblica di intervenire. Fra il 19 e il 22 Dicembre del 2008 Area Mestre s.r.l., una società del gruppo Giacomazzi s.p.a, acquista i 116 immobili invenduti (più 14 negozi e 2 magazzini) per la cifra (a quanto dichiarato dalla proprietà) di 19 milioni di euro, con un’operazione decisamente poco lungimirante dal punto di vista economico visto che l’acquisto di tutte le unità in blocco è stato chiuso alle stesse cifre di eventuali vendite frazionate. Leggi il seguito di questo post »

Emergenza casa: il 13 assemblea dei movimenti con l’assessore Di Carlo

DALLA SPECULAZIONE AL BENE COMUNE PER LA GARANZIA del DIRITTO ALL’ABITARE

Negli ultimi anni a Roma si sono costruite circa 400.000 nuove case, i prezzi degli affitti sono arrivati alle stelle, si sono moltiplicati i mutui di durata superiore ai 25 anni ed in particolare quelli a tasso variabile, è esploso un mercato della casa letteralmente drogato dallo strapotere dei privati, dalle speculazioni immobiliari e finanziarie, dagli interessi forti del mattone e dal libero mercato.

Roma è una città che negli ultimi 15 anni ha perso circa 200.000 abitanti, in cui si sono accumulate più di 200.000 case sfitte; in cui il patrimonio di edilizia residenziale pubblica si è ridotto a meno del 4% (contro una media europea del 15% – siamo “avanti” solo alla Grecia); in cui si continua a s-vendere il patrimonio pubblico e degli enti (INPDAP, INPS, ENASARCO in testa) senza fra l’altro che questo garantisca i fondi necessari per un nuovo investimento sull’edilizia residenziale pubblica. Leggi il seguito di questo post »

Roma, vertenza casa: Mosca esclude sfratti Ma si occupa ancora

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L'assessorato all'abitare di Via Volturno(Foto di Simona Pampallone)

L'assessorato all'Abitare di via Volturno (Foto Simona Pampallona)

di Daniele Nalbone

da Liberazione del 17-10-2008

Nessuna esecuzione forzosa. Né per gli sfratti né per gli sgomberi. Almeno finché non si avranno soluzioni alternative per le persone in emergenza abitativa. Questa la promessa, che riguarderà tanto gli occupanti senza titolo che le persone sotto sfratto per morosità, del prefetto di Roma Carlo Mosca ai movimenti di lotta per la casa alla fine dell’incontro di ieri mattina a Palazzo Valentini. Il problema sociale derivante dall’emergenza casa non si trasformerà, quindi, in un problema di ordine pubblico. Il Prefetto si è inoltre impegnato a convocare un tavolo interistituzionale con Comune e Regione: «Riteniamo utile un incontro tra gli attori in scena e crediamo che la Prefettura sia il teatro dove affrontare tutte le necessità, dalla questione sfratti alla dismissione del patrimonio Enasarco» spiegano i rappresentanti della rete romana all’uscita dall’incontro, fra i quali il consigliere comunale Andrea Alzetta. I movimenti però continuano a occupare: Leggi il seguito di questo post »

Ospedale San Giacomo di Roma pazienti e medici in occupazione

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Contro la chiusura deliberata dalla Regione Lazio

(Prima pagina) Dalle 16 di ieri il San Giacomo di Roma è un ospedale occupato dai suoi pazienti e dai cittadini al motto di “Mi manda il San Giacomo”.
E’ frontale lo scontro fra medici, infermieri e personale ausiliario del nosocomio e il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo che «non sta rappresentando in nulla i voti di chi lo ha fatto governatore», come ha tuonato il senatore Furio Colombo dalla Sala di Malta del San Giacomo dove si è svolta l’assemblea che ha sancito lo stato di occupazione.
«Qualcuno di voi ha mai visto un ente pubblico spostare delle chiese perché troppo vicine una all’altra? Qui si sta spostando la storia di Roma, una storia iniziata nel 1326. Fare cassa in questi casi è un motivo futile perché qui si gioca con la vita delle persone e di una città».
Tutto il personale, in servizio e non, dell’ospedale era lì, in assemblea, a decidere sul da farsi per scongiurare la chiusura della struttura, anche se ormai sembra troppo tardi.

(Quarta pagina) Pazienti e medici occupano il San Giacomo perchè la Regione lo vuole chiudere Sull’antico tavolo di marmo per le autopsie al centro di quella che storicamente era un aula didattica si stava sezionando il cadavere di un edificio storico e, soprattutto, pubblico ucciso dalla cattiva gestione della sanità, dalla chiusura di un rubinetto da cinque miliardi di euro da parte del governo e, a quanto pare, dal solito serial killer che da anni miete vittime innocenti nella capitale: la speculazione edilizia.
La voce che si aggira dalle parti del San Giacomo è quella che l’ospedale lascerà il posto a un albergo di lusso. Una voce che però non trova conferme dalla Regione né dal Comune, l’ente che incasserebbe le palate di soldi che arriverebbero dalla cessione ai privati dell’edificio.
«In entrambi i casi, sia che la voce fosse vera che se non lo fosse, ci troviamo davanti a una decisone folle» sottolinea, fra gli applausi, Furio Colombo. «Qualora l’ospedale resterà vuoto, l’amministrazione è consapevole dei costi a cui dovrà andare incontro per non abbandonare una struttura di queste dimensioni, collocata nel pieno centro di Roma?».
Piena solidarietà ai lavoratori e ai pazienti è giunta dai movimenti di lotta romani presenti all’assemblea: Andrea Alzetta di Action, consigliere comunale, si chiede «perché si socializzano sempre le perdite mentre si privatizzano i guadagni? In ogni decisione che piove dall’alto sulla testa dei cittadini non si chiede mai il parere di chi la città la vive e la fa vivere». Dal Blocco Precario Metropolitano, presente nella persona di Massimo Muccari, arriva la piena disponibilità a battersi contro la chiusura dell’ospedale «da parte delle famiglie che ogni giorno lottano per i diritti negati». «Sarà un’occupazione di gente che si vuole bene» conclude il consigliere Alzetta, « e che alla volontà di privatizzare risponde mostrando come si faccia, invece, “società”. Per questo chiedo al Presidente Marrazzo di non fare il vago e di concedere ai lavoratori che hanno chiesto un incontro pubblico una data disponibile in modo che le ragioni di questi abbiamo modo di essere discusse e confrontate».
Da ieri, quindi, è iniziata una settimana di lotta per evitare che il 30 settembre l’ospedale chiuda le porte alla cittadinanza e il 31 ottobre metta alla porta i suoi pazienti: mercoledì 24 verrà allestito un gazebo in Piazza del Popolo in cui si raccoglieranno firme contro la chiusura dell’ospedale, si effettueranno prestazioni mediche gratuite e alle ore 20 presso la Chiesa di S.Maria del Popolo si terrà un concerto dell’orchesta “I Filarmonici di Roma” con l’intervento dei maestri Uto Ughi e Stelvio Cipriani mentre per giovedì, alle ore 14, è prevista una manifestazione «assolutamente apartitica» come tengono a precisare i lavoratori, sul Lungotevere nei pressi dell’Ara Pacis.
Dalla Regione il consigliere Peppe Mariani, membro della Commissione Sanità, spiega a malincuore come la chiusura del San Giacomo sia «purtroppo inevitabile e dovuta ad un governo nazionale che costringe a scelte terrificanti: hanno voluto colpire l’ente Regione Lazio tagliando 5 miliardi di euro ma così facendo hanno solo tolto risorse ai cittadini. La situazione è di grave emergenza e la Regione deve riassettare il servizio sanitario cercando di non perdere l’eccellenza presente in strutture come il San Giacomo e la sua Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi spostandola in altre strutture in zona» e a chi chiede il perché allora si sia ristrutturato da poco l’ospedale per poi chiuderlo, il consigliere regionale risponde che «proprio perché si è commesso uno sbaglio ristrutturando un ospedale che si sarebbe dovuto chiudere di li a poco non si può perpetrare nell’errore. Se si è sbagliato nella questione San Giacomo i difetti stanno nella comunicazione ai cittadini e ai lavoratori». In serata è giunta la richiesta di Gianluca Peciola, consigliere provinciale, di un’audizione urgente dei cittadini presso la Commissione Sanità della Regione Lazio che ha spiegato come sia «indispensabile non solo che la Regione ascolti i lavoratori ma anche che il governo nazionale si prenda le proprie responsabilità saldando i suoi debiti con la regione».

Daniele Nalbone

da Liberazione del 23-09-2008